Non ho ancora parlato di te in questo mio blog, anche se "Il giardino del gatto nero" ti deve molto, per lo meno per la sua nascita.
Ricordo ancora la prima volta che ti incontrai: era un giorno di sole della tarda primavera bolognese, indossavi una tracolla Eastpak, parlavi di una tesi sulle "cellule che si suicidano" e avevi i capelli lunghi, fermati da un cerchietto. Non te l'ho mai detto, ma la prima cosa che pensai fu: "Dio, quanto odio i ragazzi col cerchietto!!!".
E' più o meno partito così l'incrocio delle nostre strade, tra i milioni di incroci possibili di cui è fatta la vita. E' più o meno cominciato così il cammino di conoscenza reciproca che ci sta accompagnando e che ha ancora molta strada da fare.
Ogni giorno incontro uomini, incrocio sguardi, sorrido a battute e complimenti. Ma non ho mai nascosto il fatto che lo scontro col tuo piccolo mondo ha provocato fin da subito un terremoto nel mio piccolo mondo. Sebbene il mio piccolo mondo non sia una zona altamente sismica, ma una terra estremamente razionalistica e raziocinante, nella quale una discreta percentuale di incontri di conoscenza con i ragazzi finisce nelle mie tipiche frasi: "Quello mi annoiava, non aveva niente da dirmi, mi toccava fare monologhi", "Quello mi voleva solo scopare", "Quello non era il mio tipo".
Con te non è stato così, non so perchè, e sai che ti dico? Che più ti conosco, e più mi piaci. Più ti conosco, più ti desidero. Come
uomo, non solo come amico.
Ti guardo, e penso che vorrei averti, in corpo, anima e mente.
Vorrei annegare nei tuoi occhi per poter risorgere sulle tue labbra.
Vorrei portarmi addosso il calore della tua pelle e il tuo respiro.
Vorrei viverti, in tutte le tue paure, in tutti i tuoi sogni, in tutti i tuoi difetti, in tutti i tuoi pregi, in tutti i gesti semplici e quotidiani, in tutte le tue buffe espressioni, e non mi basteresti mai.
So già a cosa stai pensando. Al tuo bellissimo sogno, che forse non è qui, al fatto che non vuoi legarti a nessuno finchè non sai se partirai, e bla bla bla. Tutto perfettamente condivisibile; eppure sai qualche volta che penso? Che, se fossi io la tua ragazza e capissi, con lo stare insieme e con il tempo, di amarti davvero, forse non ci vedrei nulla di pazzo o di eroico nel prendere in considerazione l'ipotesi di raggiungerti in Svezia, una volta chiuso il mio percorso universitario qui. In fondo, le migliori opportunità si giocano nel mondo, per tutti.
Ti ho porto la rosa bianca dell'amicizia, e tu l'hai accettata. Quella l'avrai per sempre. E' tua, non te la toglierei mai per nessun motivo. Ti sto porgendo anche la rosa rossa dell'amore, ancora chiusa a bocciolo, nell'attesa che il tempo la possa far fiorire, se fiorire è il suo destino. Se tu vuoi, puoi prendere anche quella. E' una possibilità. Sta solo a te pensarci e decidere.