venerdì 12 dicembre 2008

Idiosincrasia

Ho una profonda idiosincrasia nei confronti del provincialismo che, bene o male, mi circonda. Sia chiaro, parlo di un certo provincialismo, quello di quelle persone che dall'alto della loro vita apparentemente perfetta, in realtà talmente ordinaria da essere banale, ti guardano con aria giudicante, con un' espressione a metà tra il timore e lo sdegno, solo perchè tu hai una diversa concezione dell'essere felici, perchè tu hai fatto e fai scelte diverse, perchè tu sei una persona libera dalle gabbie degli schemi mentali ottusi.
Cosa si aspetta la gente da una rodigina ventitreenne?
Che si laurei con un discreto punteggio all' Università più vicina, in un Corso di Laurea che le permetta di trovare al più presto un'occupazione fissa nella sua città.
Che porti un bel solitario all'anulare sinistro, destinato a diventare una fede, che metta via i soldini per comprarsi un bell'appartamentino per lei e per il suo futuro marito (che importa se lo ama o no???), naturalmente con l'aiuto dei suoi genitori, che saranno forti, in salute, e diranno sempre di sì.
Che continui a frequentare i soliti amici dell'infanzia, con i quali trascorrere lunghi venerdì sera a giocare a carte, forse per evitare di ammettere che non si ha più nulla da raccontarsi.
Che abbia un qualche ruolo nella sua parrocchia, perchè si sa, tutte le ragazze a posto dedicano del tempo agli altri. Come e perchè lo facciano, poi, sono sottigliezze...
Michela, invece, a 19 anni ha deciso di andare a studiare a Bologna. Da sola, in un' Università "lontana", e guardata con un velo di sospetto dal rodigino medio. E come se non bastasse ha scelto di studiare Filosofia. Ha lottato con incredibile caparbietà contro tutto e tutti per seguire la sua passione, e sa che lotterà anche per trovare un lavoro. E' consapevole che all'inizio sarà dura, bisognerà accontentarsi, pur di guadagnare qualcosa. Non ha paura di andarsene dalla sua città natale, anzi...
Michela non crede che l'amore sia "sistemarsi" con qualche imbelle insignificante e griffato con cui andare ogni sabato pomeriggio al centro commerciale, ma pensa che sia l'intima e profonda unione di anima, corpo e pensiero tra due persone che si scelgono quotidianamente e, in virtù di questo, decidono, un giorno, di condividere tutto e invecchiare insieme.
Michela non ha la famiglia del Mulino Bianco, in cui ci si sveglia ogni mattina con un sorriso spensierato sulle labbra. Ha una famiglia che ha visto molto dolore, vissuto nel silenzio, ma non per questo meno vissuto.
Michela non ha amicizie importanti solo nella sua città, ma anche in diversi luoghi d'Italia e del mondo, perchè non mette confini geografici, culturali, sociali al suo cuore. Si ostina a credere che amicizia non sia solo ed esclusivamente uscire insieme nei weekend, ma sia una condivisione profonda che richiede costanza, impegno e messa in gioco di se stessi.
Michela dà una mano in parrocchia quando può, perchè crede nel volontariato e non perchè voglia che, quando si parla di lei, si dica, con un sospiro:"che brava ragazza!".
Forse sono "diversa", e per questo non mi sento nè una persona migliore, nè una persona peggiore. Semplicemente, sono quello che sono, e non quello che qualcun'altro si aspetterebbe che fossi. E non credo che essere se stessi sia un peccato...

6 commenti:

  1. essere se stessi non è mai un peccato, mai lo potrebbe essere. Essere diversi agli occhi degli altri significa solo avere tutte le estremità piene di etichette che gli altri ti mettono addosso per darti un contesto. Perchè il diverso spaventa e fa paura. Ma l'etichetta rende riconosicibile e quindi gestibile la nostra diversità.
    Benvenuta nel club,

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  2. Hai iniziato alla grande direi,anche se con una vena amara..ma hai ragione in pieno,a noi "di filosofia" ci fanno sentire spesso diversi,per non dire un pò sfigati :)Ma noi rimaniamo convinti delle nostre idee eh...:)

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  3. per Matteo: è molto vero quello che dici.:) Così com'è vero che non ci si abitua mai del tutto alle etichette che gli altri ci attaccano addosso. In fondo, si vorrebbe sempre essere guardati per quello che si è...
    per Francesco: ...se le cose stanno così, "filosofi di tutto il mondo, unitevi!". :)

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  4. Bellissimo intervento. Solo su una cosa non sono d'accordo: non è vero che essere se stessi non sia un peccato, o per meglio dire, un problema. A volte ci sono persone che sono banali proprio in quanto sono se stesse. Tu sei "speciale" non solo perchè sei te stessa, questa da sola sarebbe solo una condizione necessaria ma non sufficiente, sei speciale perchè il tuo essere te stessa coincide con l'avere certi interessi, con il lottare, con l'avere certe idee e viverle fino in fondo. Se no si rischia di trasformare l'essere se stessi in un predicato già di per se stesso etico :)... Un bacione, Jon.

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  5. ...Che bel pensiero, Jon...Grazie di cuore! :)

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  6. Ciao Michela, ni sono accorta solo ora che hai anche tu un blog, quindi innanzi tutto "benvenuta nel club" :)
    Hai toccato molti punti importantissimi, che, a chi non è in grado di intravederne e capirne la profondità, risultano inutili "riflessioni studiate appositamente per dare l'immagine di seriertà e saggezza", in altre parole "cose scritte per attirare l'attenzione". Molti lo fanno, ma non è il tuo caso. Continua ad essere la persona che sei...un bacio, Laura

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