In questi giorni penso molto al tempo. Non so perchè. Forse per quello che io chiamo "l'effetto dicembre". Sarebbe quel fenomeno per il quale devi arrivare a finire l'agenda o a strappare l'ultimo foglio del calendario per realizzare che il tempo passa. Mentre l'umanità ama, soffre, spera, piange, ride, odia, il divenire fluisce inesorabilmente. E lo fa così in silenzio che fatichiamo a vedere i suoi effetti. Lo riconosciamo forse solo sui corpi dei bambini che crescono o sui visi degli anziani che invecchiano. Ma tra le nostre dita affusolate di giovani adulti scivola via, al punto che non possiamo dire "ora", che "ora" è già passato.
L'incostanza e la fragilità della vita umana insegnano che ogni minuto è una possibilità. Ogni istante è un dono. Ogni giorno è così pieno di vita, che va vissuto come se fosse l'ultimo. Lo so, questo discorso può sembrare un ritornello new age trito e ritrito, o una sorta di rievocazione del "Carpe diem" oraziano... In realtà questa riflessione vorrebbe essere qualcosa di più. Vorrebbe essere una promessa che faccio a me stessa. Vorrei sempre vivere il presente non come un'appendice del passato o come un'introduzione al futuro. Vorrei imparare a cogliere nella sua pienezza e con semplicità il momento che mi è dato di vivere e a riconoscere quegli istanti... Gli istanti in cui si svela la bellezza, di fronte alla quale anche il tempo trattiene il respiro e lascia trasparire un filo d'eternità.
6 anni fa
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